Covert attention: l’arte di ascoltare senza farsi notare
L'attenzione non è sempre visibile
Quando pensiamo all’attenzione, immaginiamo subito gli occhi puntati su qualcosa, lo sguardo fisso su un libro, su una persona o su un oggetto. Ma il nostro cervello è molto più abile di così: può dirigere l’attenzione anche senza muovere lo sguardo. Questo fenomeno si chiama covert attention, ovvero attenzione nascosta.
È la capacità di seguire uno stimolo, una conversazione o un dettaglio dell’ambiente senza darlo a vedere. Una risorsa preziosa che usiamo più spesso di quanto pensiamo, soprattutto in contesti sociali o quando vogliamo prestare attenzione senza attirare l’attenzione.
Come funziona l’attenzione nascosta?
Immagina di essere in una stanza, a guardare una parete, ma con l’orecchio teso verso una conversazione alle tue spalle. Oppure di ascoltare una lezione, ma con un’attenzione parziale su un rumore proveniente dalla finestra. In entrambi i casi, i tuoi sensi sono attivati in modo selettivo, ma non stai manifestando apertamente il tuo focus attentivo.
Nei bambini, questa forma di attenzione si sviluppa gradualmente ed è legata anche alla regolazione del comportamento. Alcuni possono essere in grado di ascoltare senza guardare, altri invece hanno bisogno di allineare sempre occhi, corpo e attenzione per mantenere il focus.
A cosa serve?
La covert attention è particolarmente utile quando abbiamo bisogno di monitorare più fonti di informazione contemporaneamente, o quando ci troviamo in contesti in cui non vogliamo mostrare a cosa siamo interessati. Pensiamo a un insegnante che osserva la classe con la coda dell’occhio, o a un bambino che ascolta un dialogo tra adulti senza farsi notare.
Inoltre, è fondamentale per la preparazione dell’attenzione visiva: il cervello può spostare l’attenzione su una nuova zona prima ancora di muovere gli occhi. Questo anticipa lo sguardo e ottimizza i tempi di reazione e di elaborazione.
Difficoltà e osservazioni cliniche
Nei percorsi di valutazione e terapia, è importante notare se il bambino riesce a separare sguardo e attenzione. Alcuni bambini con disturbi attentivi o dello spettro autistico, ad esempio, possono mostrare rigidità nell’orientamento attentivo, con difficoltà a distaccare lo sguardo dall’oggetto per mantenere comunque il focus.
Attività mirate possono aiutare a potenziare la flessibilità attentiva, insegnando ai bambini a riconoscere e modulare il proprio focus anche in modo più sottile e strategico.
Conclusioni
La covert attention ci ricorda che l’attenzione non è sempre dove guardiamo, e che la mente può focalizzarsi anche in modo silenzioso e invisibile. In ambito educativo e terapeutico, riconoscere questa possibilità aiuta a comprendere meglio certi comportamenti e a valorizzare le strategie attentive dei bambini, anche quando non sono evidenti.
Allenare e osservare l’attenzione nascosta può rivelarsi una chiave preziosa per migliorare concentrazione, autocontrollo e consapevolezza cognitiva.
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