Come il cervello filtra le informazioni sensoriali

Troppi stimoli, un solo cervello

In ogni momento della giornata, i nostri sensi ricevono una quantità enorme di informazioni: colori, suoni, odori, parole, sensazioni fisiche. Se il cervello dovesse processarle tutte allo stesso modo, sarebbe un caos. Fortunatamente, abbiamo un sistema attentivo che decide quali stimoli meritano la nostra attenzione e quali possono essere ignorati.

Questo processo di selezione non è casuale: segue delle regole, è rapido, spesso automatico, e ha una base neurologica ben definita. Comprenderlo ci aiuta a capire perché alcuni bambini sembrano “iperreattivi” o, al contrario, sembrano non accorgersi di ciò che accade attorno a loro.

L’attenzione come filtro attivo

Possiamo immaginare l’attenzione come un filtro dinamico che lascia passare alcune informazioni e ne blocca altre. Questo filtro cambia continuamente in base a ciò che stiamo facendo, ai nostri obiettivi, alle emozioni del momento.

Ad esempio, se stai leggendo un libro, il tuo cervello riduce l’elaborazione dei suoni ambientali. Ma se qualcuno dice il tuo nome in mezzo al rumore, quel suono improvvisamente passa il filtro e attira la tua attenzione. È un sistema intelligente, capace di adattarsi al contesto.

Dove avviene il filtraggio?

A livello cerebrale, questo processo coinvolge diverse strutture. Il talamo è uno dei centri principali: agisce come una “porta di controllo” per le informazioni sensoriali, decidendo cosa inoltrare alla corteccia per l’elaborazione conscia.

La corteccia parietale e prefrontale aiutano a mantenere l’attenzione su uno stimolo selezionato, mentre il sistema limbico può “forzare” il filtro in presenza di stimoli emotivamente rilevanti. Tutto questo accade in pochi millisecondi e senza che ce ne accorgiamo.

Quando il filtro si inceppa

In alcune condizioni, questo sistema di filtraggio può non funzionare bene. I bambini con difficoltà attentive o sensoriali, per esempio, possono non riuscire a inibire i segnali non rilevanti, ritrovandosi sovraccarichi. Oppure, al contrario, sembrano non notare stimoli importanti, come una voce che li chiama.

In terapia, è utile proporre attività che rinforzino la capacità di selezione e aiutino il bambino a distinguere tra “rumore” e “informazione utile”. Anche modificare l’ambiente (meno rumori, stimoli visivi ordinati, istruzioni chiare) può fare una grande differenza.

Conclusioni

Il cervello umano è una macchina straordinaria, capace di filtrare continuamente le informazioni per proteggerci dal sovraccarico. Quando questo sistema funziona bene, possiamo concentrarci, imparare, comunicare. Quando è in difficoltà, tutto sembra “troppo” o “troppo poco”.

Conoscere i meccanismi del filtraggio attentivo ci permette di intervenire in modo più consapevole, aiutando bambini e ragazzi a orientarsi meglio nel flusso costante di stimoli che li circonda.

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